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Commercio con l’estero e prezzi all’import – Dicembre 2024

A dicembre 2024 si stima un aumento congiunturale delle esportazioni (+1,9%) e una riduzione delle importazioni (-0,8%). La crescita su base mensile dell’export è maggiore per l’area Ue (+3,5%) rispetto a quella extra-Ue (+0,3%).
Nel quarto trimestre 2024, rispetto al precedente, sia l’export sia l’import crescono dello 0,8%.
A dicembre 2024 l’export aumenta su base annua del 2,9% in valore, mentre si riduce dello 0,5% in volume. La crescita delle esportazioni in valore è più ampia per i mercati extra Ue (+4,2%) rispetto a quelli Ue (+1,4%). L’import registra un incremento tendenziale dell’1,7% in valore, sintesi di un forte aumento nell’area extra-Ue (+7,7%) e di una contrazione nell’area Ue (-2,4%); in volume, l’import si riduce del 2,7%.
Tra i settori che più contribuiscono alla crescita tendenziale dell’export a dicembre 2024 si segnalano: articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+35,5%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+10,0%), macchinari e apparecchi non classificati altrove (n.c.a.) (+4,2%), computer, apparecchi elettronici e ottici (+18,2%) e sostanze e prodotti chimici (+9,7%). Diminuiscono su base annua le esportazioni di mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli (-33,1%) e autoveicoli (-19,9%).
Su base annua, i paesi che forniscono i contributi maggiori alla crescita dell’export nazionale sono: Spagna (+15,1%), paesi ASEAN (+32,2%), Regno Unito (+14,0%), Paesi Bassi (+15,0%) e Belgio (+10,6%).
All’opposto, USA e Germania (per entrambi -3,7%), Cina (-5,8%) e Austria (-8,9%) forniscono i contributi negativi più ampi.
Nel complesso del 2024 l’export in valore registra una lieve flessione (-0,4%): a contribuire sono in particolare le minori vendite di autoveicoli (-16,7%), mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli (-8,9%) e coke e prodotti petroliferi raffinati (-15,4%).
Per contro, rilevanti apporti positivi provengono dalle maggiori vendite di articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, preziosi, strumenti medici e altri prodotti n.c.a. (+19,6%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+9,5%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+7,9%).
Il saldo commerciale a dicembre 2024 è pari a +5.980 milioni di euro (era +5.333 milioni a dicembre 2023).
Il deficit energetico (-4.736 milioni) è pressoché invariato rispetto a un anno prima (-4.731 milioni).
L’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici sale da 10.064 milioni di dicembre 2023 a 10.717 milioni di dicembre 2024.
Nell’anno 2024 il surplus commerciale è pari a +54.923 milioni (da +34.011 milioni del 2023). Il deficit energetico sia riduce a -49.555 milioni, da -65.137 milioni dell’anno prima. L’avanzo dell’interscambio di prodotti non energetici (104.478 milioni) è elevato e più ampio rispetto al 2023 (99.148 milioni).
A dicembre 2024 i prezzi all’import crescono dello 0,3% su base mensile e sono pressoché stazionari su base annua (+0,1%, da -1,4% a novembre); nella media 2024 i prezzi flettono dell’1,5% (-7,4% nel 2023).

Il commento

La lieve flessione dell’export in valore nel 2024 (-0,4%) risulta positiva (+0,3%) al netto dei prodotti energetici.
Il calo registrato riflette una crescita dei valori medi unitari (+2,1%) e una riduzione, di quasi pari entità, dei volumi (-2,4%) ed è sintesi di dinamiche contrapposte per le due aree, Ue (-1,9%) ed extra-Ue (+1,2%).
Nel 2024 si riducono le esportazioni di beni intermedi (-1,1%), beni strumentali (-4,3%) ed energia (-18,7%), mentre crescono quelle di beni di consumo (+5,6%).
Per l’import, la flessione nell’anno (-3,9%) riguarda tutti i raggruppamenti, a esclusione di beni di consumo non durevoli (+6,1%) ed è in buona parte spiegata dai minori acquisti di energia (-22,6%).
Il 2024 si chiude con un deficit energetico in netta riduzione rispetto al 2023 e un avanzo commerciale in forte miglioramento (+54,9 miliardi di euro). La flessione nella media 2024 dei prezzi all’import è diffusa ma più ampia per i prodotti energetici; al netto di questi, la flessione è più contenuta (-0,8%; -0,5% nel 2023). 

https://www.istat.it/comunicato-stampa/commercio-con-lestero-e-prezzi-allimport-dicembre-2024/

Continua la crescita delle esportazioni dei distretti dell’agroalimentare (+7,7%) – Research Department di Intesa Sanpaolo

La filiera dell’olio è quella che contribuisce maggiormente alla crescita delle esportazioni dei distretti agroalimentari, con un aumento di 522 milioni ovvero +52,4%
Prosegue la crescita sui mercati esteri dei distretti agroalimentari italiani. Nei primi 9 mesi del 2024, le esportazioni hanno superato i 21 miliardi di euro, segnando un + 7,7% a prezzi correnti sullo stesso periodo del 2023. È quanto emerge dal Monitor dei distretti agroalimentari curato dal Research Department di Intesa Sanpaolo che evidenzia un’evoluzione leggermente inferiore alla media italiana (+8,2%), di cui i distretti rappresentano il 42,5% in termini di valori esportati.
Il rapporto mostra innanzitutto che la filiera dei distretti vitivinicoli migliora del 4,4% le sue prestazioni nel periodo gennaio-settembre, andando a sfiorare i 5 miliardi. Il distretto principale – quello dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato – va in negativo (-1,6%), mentre è molto positivo l’andamento del distretto dei Vini del Veronese (+9,6%). Fanno inoltre un balzo in avanti i Vini dei colli fiorentini e senesi (+11%) e il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene (+8%).
Chiude in positivo anche la filiera della pasta e dolci, che nei primi 9 mesi del 2024 raggiunge i 3,6 miliardi di export (+7,6%). Il contributo maggiore viene dal distretto dei Dolci di Alba e Cuneo, che realizza quasi 1,5 miliardi di export nei nove mesi (+18,6%). Bene vanno anche i Dolci e pasta veronesi (+13%). Arretra il comparto pasta e dolci dell’Alimentare di Parma: nei primi nove mesi del 2024 il gap accumulato è di circa 25 milioni (-2,7%), ma grazie al contributo del comparto conserve, resta nel complesso in territorio positivo (+1,9%).
In aumento anche le vendite estere dei distretti agricoli, che nei nove mesi chiudono con oltre 2,9 miliardi (+5,4%). Il maggior contributo viene dalle Mele dell’Alto Adige con un incremento del 20% nel periodo. In forte recupero l’Ortofrutta romagnola a quota 546 milioni (+11,6% in più rispetto allo stesso periodo del 2023), mentre continua il calo sui mercati esteri per la Nocciola e frutta piemontese (-16%).
Anche la filiera delle conserve, si legge nel report, contribuisce positivamente alla dinamica dell’export dei distretti agro-alimentari con un +5% nei primi nove mesi (+ 112 milioni). Particolarmente positivo l’andamento del comparto conserve dell’Alimentare di Parma (+15,3%, che compensa l’andamento negativo del comparto pasta e dolci del distretto). Anche il distretto delle Conserve di Nocera chiude in leggera progressione (+2% tendenziale).
L’analisi indica poi un miglioramento delle vendite estere del comparto di carni e salumi (+3,1% ovvero +59 milioni). Si distinguono le Carni di Verona, che realizzano 23 milioni di incremento sui mercati esteri (+4,6%), ma crescono anche i Salumi dell’Alto Adige (+15,1%, circa 10 milioni in più) e i Salumi di Parma (+5,2%, + 20 milioni).
La filiera del lattiero-caseario nel complesso avanza del 5,2% (con 95 milioni di euro in più), quasi interamente merito del distretto Lattiero-caseario parmense, che segna +38,3%). In progressione anche il Lattiero-caseario di Reggio Emilia (+16,7%), mentre calano leggermente il Lattiero-caseario sardo (-2%), la Mozzarella di bufala campana (-1%) e il Lattiero-caseario della Lombardia sud-orientale (-2,2%)
Nei primi 9 mesi del 2024 avanza anche la filiera del caffè (+9,5%), con ottimi andamenti per tutti e tre i distretti che la compongono. Il Caffè, confetterie e cioccolato torinese realizza 718 milioni di vendite all’estero (+7,7%). Positivi anche il Caffè di Trieste (+15,4%) e il Caffè e confetterie del napoletano (+9,7%).
Particolarmente di rilievo l’andamento della filiera dell’olio, quella che contribuisce maggiormente alla crescita delle esportazioni dei distretti agroalimentari. Nei primi nove mesi del 2024 realizza infatti un aumento di 522 milioni ovvero +52,4% a prezzi correnti. Il distretto dell’Olio toscano in particolare registra 389 milioni in più (+56%), ma positivi sono anche l’andamento dell’Olio umbro (+33%) e del comparto oleario dell’Olio e pasta del barese (+60%).
La filiera del riso chiude sostanzialmente invariata (-0,3% nei primi nove mesi del 2024), con andamenti simili per i due distretti che la compongono, ovvero Riso di Pavia (-0,4%) e Riso di Vercelli (-0,2%). Bene, infine, il distretto dell’Ittico del Polesine e del Veneziano: +11,6% nei primi nove mesi del 2024.
Guardando ai mercati di destinazione, l’analisi indica come primo partner dei distretti agroalimentari la Germania, con vendite in aumento nei nove mesi del 6,9%.
Crescono anche le esportazioni verso gli USA (+17%), la Francia (+5,4%), mentre è sostanzialmente stabile il Regno Unito (+0,7%).
Le economie emergenti, che rappresentano il 20% del totale delle esportazioni distrettuali agroalimentari, crescono del 6,8% nel terzo trimestre (+8,7% nei nove mesi) contro un +9,8% delle economie avanzate (+7,5% nel periodo gennaio-settembre 2024).
Tra queste vanno segnalate Polonia (+11,9% nei nove mesi), Romania (+14,5%), Brasile (+14,4%) e Russia (+10,2%), bene anche la Cina (+7%) grazie allo sprint del terzo trimestre (+15,6%).
https://www.supplychainitaly.it/2025/02/14/continua-la-crescita-delle-esportazioni-dei-distretti-dellagroalimentare-77/

Gas: per clienti vulnerabili tariffe più alte del 21%

Gas, Assoutenti: per clienti vulnerabili tariffe più alte del 21% rispetto allo stesso periodo del 2024
Bolletta media sale a 1.393 euro annui a famiglia, +243 euro sul 2024. Governo intervenga
Con l’aggiornamento delle tariffe del gas per i clienti vulnerabili disposto oggi da Arera, la spesa di una famiglia tipo che consuma 1.100 metri cubi all’anno risulta più alta del 21,1% rispetto allo stesso periodo del 2024 – afferma Assoutenti.
“Gli utenti più deboli che rientrano nella vulnerabilità stanno subendo le tensioni delle quotazioni all’ingrosso del gas, al punto che le tariffe di gennaio risultano più elevate del 21,1% rispetto a quelle in vigore nello stesso periodo dello scorso anno, quando il prezzo del gas era pari a 104,56 centesimi di euro per metro cubo, con un aggravio di spesa (nell’ipotesi di prezzi costanti) pari a +243 euro a famiglia su base annua, considerato un consumo da 1.100 metri cubi – afferma il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso – Il Governo deve ora intervenire per assicurare nel mercato tutelato prezzi agli utenti meno cari degli attuali, e per promuovere nel settore dell’energia elettrica il passaggio dei vulnerabili al Servizio a Tutele Graduali, attraverso il contributo delle associazioni dei consumatori per una campagna informativa a tappeto che aiuti i consumatori a risparmiare sulle bollette dell’energia”.
https://www.assoutenti.it/gas-per-clienti-vulnerabili-tariffe-piu-alte-del-21/

Rapporto di Export USA: Andamento dell’interscambio commerciale Italia-USA

Andamento dell’interscambio commerciale Italia-USA : Aggiornamento del 14 Gennaio 2025
Secondo i dati ISTAT più recenti, nel 2023 le esportazioni italiane negli Stati Uniti hanno raggiunto i 67,3 miliardi di euro.
Nel 2023 gli Stati Uniti sono stati il secondo paese per l’export italiano, dietro solo alla Germania (74,6 miliardi di euro di esportazioni italiane) In terza posizione c’è la Francia, con 63,4 miliardi di euro di esportazioni arrivate dall’Italia.
Le importazioni in Italia provenienti dagli Stati Uniti, invece, hanno raggiunto i 25,2 miliardi di euro. Dunque, nel complesso l’interscambio commerciale tra i due Paesi vale più di 92 miliardi di euro (la somma tra esportazioni e importazioni), con un saldo commerciale positivo per l’Italia di 42 miliardi di euro, dato che le esportazioni sono più alte delle importazioni. Gli Stati Uniti sono quindi il terzo partner commerciale dell’Italia, dopo Germania e Francia.
Nel 2023 l’Italia è stata il primo paese dell’Unione europea per esportazioni negli Stati Uniti nei settori di produzione tipici delle PMI – vino e produzione alimentare, moda, arredamento, prodotti in metallo, gioielleria e occhialeria – con 7,2 miliardi di euro di esportazioni, davanti a Germania, dove l’Italia ha registrato esportazioni per 13,6 miliardi di euro, e Francia con 8,2 miliardi di export nel 2023.
L’Italia è al primo posto tra i 27 paesi dell’Unione europea per esportazioni negli Stati Uniti per abbigliamento e accessori moda con 5,1 miliardi di esportazioni [2,4 miliardi di euro per abbigliamento e 2,7 miliardi per pelli lavorate], per prodotti alimentari con 4,0 miliardi di euro, a cui aggiungere esportazioni di vino nel mercato USA pari a 1.8 miliardi di euro, e di arredamento con 1,6 miliardi. L’Italia è anche il primo esportatore europeo negli Stati Uniti sia per la gioielleria con 1,6 miliardi di euro di vendite nel mercato Americano, che per calzature con 1,4 miliardi di euro di esportazioni.
Quella che segue è la comparazione con i maggiori paesi esportatori dell’Europa agli USA e in questa classifica l’Italia si posiziona al secondo posto tra i paesi europei.
In termini assoluti, invece, l’Italia è l’undicesimo paese esportatore negli Stati Uniti.
Di converso, il mercato americano è la seconda destinazione per le esportazioni italiane con una quota pari al 10.5% [periodo Gennaio – Ottobre 2023]

Quote di mercato rispetto al totale delle esportazioni negli Stati Uniti [Periodo Gennaio – Novembre 2023]
• Germania 5.15%
• Italia 2.36% [ovvero fatto 100 il totale delle esportazioni negli Stati Uniti, il 2.36% proviene dall’Italia]
• UK 2.07%
• Francia 1.86%
• Spagna 0.75%

 https://www.exportusa.us/statistiche-esportazioni-Italia-stati-uniti-2020.php

Aumenta l’export italiano in ASEAN I dati del 2024: record per la crescita delle esportazioni Made in Italy in Vietnam

Il rialzo dei dazi da parte degli USA potrebbe avere effetti positivi per l’export italiano, soprattutto da parte dei mercati internazionali emergenti.

Secondo un approfondimento messo a punto dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dopo la riunione presieduta dal Ministro Antonio Tajani con alcuni rappresentanti del sistema produttivo italiano, un ruolo importante potrebbe avere l’apprezzamento del dollaro sull’euro, verificatosi negli ultimi mesi, unito all’aumento delle scorte di merci da parte delle imprese USA.

Anche le misure tariffarie più elevate contro Cina e Messico potrebbero avere effetti opposti, aprendo spazi competitivi per le Imprese italiane.

In particolare, segnala il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, importanti opportunità per l’export italiano vengono dai mercati emergenti: Mercosur, India, ASEAN, Paesi del Golfo, Africa e Balcani.

Le esportazioni italiane nell’Area ASEAN hanno raggiunto 9,7 miliardi di euro nel 2023, con una crescita del 5,1%, confermata da un’ulteriore +11% nel 2024.

I settori trainanti sono macchinari, chimica, tessile e agroalimentare.

Sebbene il saldo commerciale sia negativo, il deficit si è progressivamente ridotto grazie alla crescente competitività delle Imprese italiane.

Nello specifico, nel 2024 l’aumento più significativo è quello verso il Vietnam, dove si registra un ragguardevole +25%.

La crescita riguarda anche gli altri Stati dell’ASEAN, e il dato è una chiara testimonianza della crescente apertura del mercato asiatico, che continua a rappresentare una frontiera chiave per l’industria italiana.

Il trend si sta addirittura intensificando, visto che il solo dato di dicembre 2024 è addirittura di un aumento del 39,9%.

Negli ultimi sei anni, l’interscambio commerciale complessivo tra Italia e ASEAN è cresciuto circa del 40%, più di Regno Unito, Germania e Francia, evidenziando il grande dinamismo delle relazioni economiche Italia-ASEAN.

Gli strumenti di cooperazione economica tra l’ASEAN e l’Italia sono diversi e sfaccettati.

Comprendono accordi commerciali, trattati di investimento, joint ventures e programmi di cooperazione economica e tecnica.

Questi strumenti mirano a ridurre le barriere commerciali, a promuovere gli investimenti, a favorire il trasferimento di tecnologia e a rafforzare i legami economici tra l’ASEAN e l’Italia.

Insieme, costruiscono partenariati economici resistenti e reciprocamente vantaggiosi.

Ad oggi, gli Investimenti Esteri Diretti italiani nell’ASEAN valgono 7,7 miliardi di euro, mentre gli Investimenti Esteri Diretti ASEAN ammontano a più di 800 milioni di euro.

Si tratta dei maggiori aumenti esponenziali, da quando è stata fondata l’Associazione Italia-ASEAN

https://www.itasean.org/wp-content/uploads/2025/02/Newsletter-7-febbraio-25-it.pdf

Dichiarazione Confindustria : L’incertezza dei costi dell’energia sta pesantemente penalizzando le imprese del territorio

L’incertezza dei costi dell’energia sta pesantemente penalizzando le imprese del territorio Roberta Finaurini, Vicepresidente di Confindustria Ancona con delega alla transizione energetica lancia un grido di allarme Ancona, 4 febbraio 2025 – “L’Italia ha il mercato elettrico più caro d’Europa.
In un solo anno, il costo dell’energia è cresciuto del 43%: nel 2024 abbiamo pagato il 38% in più rispetto alla Germania, l’87% in più rispetto alla Francia, il 72% in più rispetto alla Spagna: questo significa mettere a rischio la competitività delle nostre imprese e, con essa, il futuro del sistema Paese. Non c’è più tempo, occorre un cambio di passo”.
E’ Roberta Finaurini, Founder e CEO di Energy Building Group e Vicepresidente di Confindustria Ancona con delega alla transizione energetica a lanciare il grido di allarme.
“Le nostre imprese sono stanche di non poter avere certezze sul prezzo dell’energia: la volatilità dei prezzi, oltre a metterci in condizioni di svantaggio rispetto ai nostri competitori europei, ci impedisce di programmare anche quegli investimenti necessari ad accelerare la transizione energetica”.
Tanto più che nel 2025 si annunciano ulteriori fattori di incertezza: lo stop del flusso di gas dalla Russia all’Europa, la rapida discesa degli stoccaggi di gas, la politica monetaria della BCE e non ultimo la posizione della nuova amministrazione USA sulle politiche energetiche e sul green deal.
Il motivo principale di questo gap risiede nella struttura del mix di generazione del prezzo: in Italia il prezzo dell’energia elettrica è ancora legato al prezzo del gas, su cui grava anche il costo delle emissioni di CO2: e questo nonostante l’energia elettrica in Italia sia prodotta solo al 42% dal gas naturale.
Seppure sia chiaro che il tema vada affrontato a livello nazionale, è altrettanto evidente che l’impatto del costo dell’energia si ripercuote anche sulle aziende del nostro territorio.
“Sento tanti colleghi imprenditori che sono seriamente preoccupati e che chiedono a gran voce risposte efficaci. Credo che il nostro compito principale sul territorio sia quello di promuovere una nuova cultura rispetto all’adozione di impianti di energia rinnovabili, che non possono più essere solo legati ad un immediato vantaggio economico, bensì frutto di una scelta consapevole nell’ottica del rispetto dell’ambiente. Su questo abbiamo bisogno del supporto della politica regionale e delle amministrazioni pubbliche. Alcuni piccoli Comuni, ad esempio, stanno investendo sulle CER, tema che stiamo attenzionando anche noi come Confindustria Ancona. Stiamo anche lavorando per concretizzare alcuni progetti per sostenere le aziende associate nel trovare strategie efficaci di gestione dell’energia. Tra le iniziative organizzeremo le Giornate dell’Energia, un momento di confronto di alto livello in cui coinvolgeremo aziende sia locali che nazionali, istituzioni, amministrazioni pubbliche con l’obiettivo di monitorare gli scenari energetici e analizzare strumenti e strategie per il futuro”.
“Apprezziamo l’impegno della Regione Marche e l’imminente uscita del Bando Energia e imprese anche se temiamo che i circa 20 milioni di euro non saranno sufficienti per le nostre imprese, in particolar modo per quelle di medie e grandi dimensioni.
Bene la strada intrapresa dunque, ma per rendere le nostre aziende davvero più competitive e metterle in condizioni di difendersi dalle speculazioni energetiche internazionali serve uno sforzo ulteriore. Potrebbe essere utile, oltre ad aumentare le risorse destinate al bando, creare un sistema di cofinanziamento che permetta alle imprese del nostro territorio di condividere il rischio finanziario, con incentivi mirati, come sgravi fiscali per alleggerire il carico finanziario sugli imprenditori”.
Confindustria Ancona sta monitorando con attenzione anche i progetti di costituzione delle cosiddette Hydrogen Valleys che dovrebbe essere insediate nelle Marche grazie ai fondi del MASE e del Mef, anche se è prematuro darne una valutazione concreta in termini di reale fattibilità e di effettivo vantaggio per le imprese.
Sulla produzione di energia green è confortante l’ultimo dato del rapporto EMBER che ci dice che nell’ultimo anno in Italia la produzione da solare fotovoltaico ha raggiunto un massimo storico del 14%: nel 2024, grazie alla forte crescita del solare fotovoltaico e dell’idroelettrico, quasi la metà dell’elettricità prodotta in Italia è stata da fonti rinnovabili.
“Un bel segnale tanto più se consideriamo i vincoli e le restrizioni imposti nel nostro paese all’installazione degli impianti fotovoltaici”.
Confindustria sta già lavorando a livello nazionale con una serie di proposte concrete per correggere il sistema di formazione del prezzo, svincolando il prezzo delle rinnovabili da quello delle fonti fossili attraverso la creazione di un mercato secondario in cui GSE diventerebbe in sostanza acquirente centralizzato di energia rinnovabili.
Questo metterebbe i consumatori al riparo dall’eccessiva volatilità dei prezzi e immetterebbe liquidità sul mercato dell’energia, che potrebbe essere impiegata per investimenti. Un circolo virtuoso in sostanza.
“Il nostro auspicio è che il Governo ascolti le istanze delle aziende. L’energia non è unicamente un costo, è il motore del nostro sviluppo economico. Come ha giustamente sottolineato il presidente Orsini, agire ora vuol dire proteggere il nostro presente e costruire un futuro più solido per l’industria e per l’Italia”.
Guarda la rassegna su ANSA, Centropagina, Corriere Adriatico, gaeta.it

Maria Giovanna Gallo| Ufficio Stampa Confindustria Ancona

g.gallo@confindustria.an.it|mobile 334 6582671

https://www.confindustria.an.it/lincertezza-dei-costi-dellenergia-sta-pesantemente-penalizzando-le-imprese-del-territorio/ 

Sintesi Rapporto Ingenium: Il potenziale dei beni strumentali italiani nel panorama internazionale

Ingenium presenta la sintesi del rapporto “Il potenziale dei beni strumentali italiani nel panorama internazionale”,  a seguito dell’evento che si è svolto il 21 gennaio 2025 presso Federmacchine.

L’export italiano di macchinari ad alta intensità di AutomazioneCreatività e Tecnologia (in seguito denominato Act) vale 32,1 miliardi di euro, con un potenziale di crescita stimato in 8 miliardi: Macchine e attrezzature per ceramica, Macchine per la lavorazione del legno, Macchine per l’industria grafica, cartaria e cartotecnica, Macchine per l’industria tessile, Macchine e materiali per fonderie, Macchine e stampi per materie plastiche e gomma, Macchine per calzature, pelletteria e conceria, Macchine e attrezzature per la lavorazione delle pietre naturali, Sistemi e componenti meccatronici per la trasmissione di potenza, Macchine e accessori per il vetro, Macchine per confezionamento e imballaggio, Macchine utensili, robot e automazione.

I mercati avanzati in particolare assorbono 21,6 miliardi di euro, mentre quelli emergenti 10,5 miliardi. Nelle Americhe si registra la crescita maggiore, con il Messico primo mercato di sbocco, cui segue il Brasile. Il potenziale aggiuntivo si distribuisce piuttosto equamente tra paesi avanzati (4,6 miliardi) ed emergenti (3,3 miliardi), suggerendo alle imprese di “accrescere le loro quote di mercato in entrambi”.
Tra gli avanzati, gli Stati Uniti guidano (+760 milioni), seguiti da Germania e Francia (+470 milioni ciascuno). Tra gli emergenti spiccano Cina (+760 milioni), India (+472 milioni) e Turchia (+364 milioni).

Con riferimento in particolare alla prima metà del 2024, lo studio evidenzia come le esportazioni di beni Act abbiano rallentato rispetto allo stesso periodo del 2023, caratterizzato da buone performance.
I risultati preliminari dei primi sette mesi indicano che il 2024 rappresenta un anno di stallo per l’export di settore, soprattutto per l’importante componente che si rivolge al mercato europeo.
Le esportazioni di macchinari dirette verso il Nord America e il Medio Oriente hanno continuato a crescere, con incrementi rispettivamente del 2,7% e del 10,5% rispetto all’anno precedente. Al contrario, l’Asia orientale e l’Europa mostrano segnali di rallentamento, con cali rispettivamente del -6,3% e del -2,5%, per effetto anche dell’impatto delle politiche industriali e commerciali adottate dai paesi concorrenti.

Tra i settori più dinamici si distinguono le macchine per confezionamento e imballaggio (con un incremento rispettivamente del +18,9% nel 2023 e del +6,8% tendenziale nei primi sette mesi del 2024) e le macchine utensili, robot e automazione (+23,6% nel 2023 e +13% nei primi sette mesi del 2024). L’Italia, prosegue lo studio, è tra i primi paesi per quota di mercato delle esportazioni di macchinari Act.
Nel 2022 si è posizionata quarta, dietro Cina, Germania e Giappone. Nel quadriennio 2018-2022 la sua quota si è leggermente ridotta (8,2% nel 2022 dall’8,8% nel 2018), ma comunque è quella che ha tenuto meglio l’espansione del peso cinese (18,1% da 13,5%), rispetto alla Germania (17,8% da 19,6%) e al Giappone (9,3% da 10,6%).
Guardando più da vicino alle destinazioni, Stati Uniti e Germania da soli assorbono poco meno di un quarto dei macchinari italiani. I principali importatori sono quindi nel dettaglio Usa (12%), Germania (10,3%), Cina (6,4%), Francia (6%) e Spagna (4%), verso cui si dirige più di un terzo delle esportazioni italiane di macchinari Act, con una quota a del 38,6%.
Se si considerano i primi dieci mercati di destinazione, la quota sale al 54,5%, indicando una concentrazione significativa delle esportazioni italiane verso un numero relativamente ristretto di paesi, con un forte orientamento verso i principali mercati avanzati. Nonostante ciò, l’Italia si posiziona terza per numero di mercati raggiunti, presidiandone il 50,6% di quelli possibili (in tutto 42.510) rispetto al 72,8% della Cina e al 53,5% della Germania.
Essere presenti sul territorio diventa fondamentale per anticipare tendenze, adattarsi alle specificità della domanda locale e ridurre le distanze logistico-commerciali tra fornitori e clienti. È cruciale, altresì, monitorare costantemente i cambiamenti normativi e le politiche amministrative locali.

India e Cina si confermano tra i principali mercati per diversi comparti.
L’India rappresenta il mercato maggiormente presente per i diversi comparti ACT, sebbene rappresenti il mercato prioritario soltanto per Macchine e attrezzature perceramica e Macchine e attrezzature per la  lavorazione delle pietre naturali. La Cina, invece, si distingue come mercato prioritario per quasi tutti i comparti ACT, con l’eccezione di Macchine per calzature, pelletteria e conceria, Macchine e attrezzature per la lavorazione delle pietre naturali, Macchine e attrezzature per ceramica e Macchine e accessori per il vetro.
Nel 2023, il valore totale dell’export italiano nell’area, considerando tutte le categorie di prodotti, è stato di circa 19,3 miliardi di euro, con un tasso di crescita medio annuo (CAGR) del 3,6% dal 2014. I principali partner commerciali risultano essere il Brasile, con una quota dell’export totale nel 2023 del 28,2%, e il Messico con una quota nel 2023 del 32,9%. Seguono, a notevole distanza, l’Argentina (7,2%) e il Cile (6,8%).

Tra i quattro principali partner commerciali, le maggiori prospettive sono offerte dal Messico, che registra una crescita media annua dell’import di prodotti italiani nello stesso orizzonte temporale del +7,2%, e il Cile che fa registrare, nello stesso arco temporale, un +4%. Argentina e Brasile, invece, si attestano rispettivamente ad un +2,7% e +1,2%.

Circa il 90% dell’export mondiale di beni ACT nell’area latino-caraibica è catturato da sei economie: Messico, Brasile, Argentina, Cile, Colombia e Perù.

Tra queste, il Messico si posiziona al primo posto come principale mercato di sbocco per i beni ACT nell’area ALC. Infatti, nel 2018, così come nel 2022, l’economia centro-americana risulta il principale importatore di macchinari dell’area a livello mondiale. 

Nel dettaglio, nel 2018 questi Stati assorbivano l’88% dell’intero export italiano di beni ACT nell’area ALC. Questa quota è sensibilmente aumentata nel 2023, dove l’88,4% dell’export italiano di beni ACT è stato assorbito dalle stesse sei economie. Questo aumento, seppur lieve, rispecchia l’aumentata permeabilità di questi Stati all’export Made in Italy.

Tra questi sei Stati, il principale partner commerciale risulta di gran lunga essere il Messico, con una quota di export detenuta del 37,6% nel 2018 e cresciuta nel 2023 al 40,2%. In alcuni settori, come per esempio quello delle macchine e materiali per fonderie, questi sei Stati rappresentano quasi la totalità dell’export italiano nell’area (circa il 98,1% nel 2018 e circa il 97,5% nel 2023).

La polarizzazione del comparto delle macchine e attrezzature per la lavorazione delle pietre naturali viene meno nel 2023, dove le quote di Messico e Brasile risultano pressoché identiche. Il dominio del Messico e del Brasile, in termini di assorbimento di beni strumentali Made in Italy, rispecchia l’importanza di queste due economie come principali mercati dell’area ALC.

Nel dettaglio, tra le prime sei maggiori destinazioni per i beni ACT italiani, spicca il Perù con un tasso di crescita fortemente positivo, +14,8%. D’altro canto, i due principali partner commerciali, Brasile e Messico, fanno registrare tassi di crescita lievemente superiori al tasso di crescita totale: rispettivamente il +6,7% e +8,1%.

Recentemente Messico e Brasile hanno formato un’alleanza strategica per dare impulso ai settori farmaceutici domestici, guidando l’innovazione e le capacità produttive
locali.

Tali sviluppi potranno avere risvolti positivi anche sulla domanda di macchinari per il packaging specializzati per l’industria farmaceutica.

 

 

 

 

TÜV RHEINLAND

TÜV Rheinland, con oltre 150 anni di esperienza, un fatturato di 2,2 miliardi di euro nel mondo e oltre 20.000 dipendenti, è il vostro partner affidabile per le attività di testing, auditing e certificazione. Siamo presenti in Italia dal 1997 e grazie alla nostra competenza e al nostro dinamismo siamo diventati uno dei principali enti certificatori nel territorio nazionale. Scegliendo TÜV Rheinland, potrete contare sulla nostra comprovata expertise tecnica e sul nostro impegno verso la sostenibilità per guidarvi verso un futuro più sostenibile.

La qualificazione e il monitoraggio dell’impatto ambientale, sociale e di governance (ESG) all’interno della catena di fornitura sono fondamentali. La catena di fornitura comprende fornitori, aziende e prestatori di servizi che contribuiscono alla produzione e alla vendita di un prodotto tramite canali di distribuzione.

L’adozione di modelli di business sostenibili ha reso necessario considerare gli aspetti ESG lungo l’intera catena di fornitura, superando il limite della misurazione dell’impatto solo all’interno dell’organizzazione stessa.

L’aumento dell’attenzione del mercato sui temi ESG, insieme a una maggiore consapevolezza degli attori della catena di fornitura, ha portato a una revisione dei criteri di qualifica e monitoraggio dei fornitori da parte delle aziende. La Corporate Sustainability Due Diligence Directive UE (CSDDD) invita le aziende a gestire in modo responsabile l’impatto ambientale e sociale lungo l’intera catena di fornitura, al fine di sviluppare un’economia più sostenibile ed equa per l’ambiente e le persone.

La CSDDD si concentra sullo sviluppo di una forma di due diligence che controlli tutti gli aspetti ESG, con verifiche e adempimenti per evitare danni all’ambiente e alle persone. La due diligence comprende attività volte ad analizzare e controllare con precisione e affidabilità il valore di un’azienda in entrambe le dimensioni.

Le imprese devono dimostrare, attraverso la conformità alla direttiva, che le proprie attività avvengono nel rispetto di pratiche sostenibili ed eticamente corrette. Ciò stimola le aziende a individuare, analizzare e verificare potenziali fattori connessi all’impatto delle operazioni, contribuendo a promuovere processi di miglioramento continuo sia internamente che lungo le catene di approvvigionamento.

La CSDDD si articola in tre ambiti principali:

Obbligatorietà: Le imprese devono effettuare una due diligence relativa all’impatto ambientale e sociale nelle loro operazioni, tenendo conto del ruolo dei fornitori e dei partner. Devono identificare e analizzare tutti i rischi, presentando progetti per prevenirli e gestirli.

Reporting: Le imprese devono fornire un report sull’impatto delle proprie attività e sui rischi connessi, includendo l’effetto e i rischi lungo la catena di fornitura.

Comunicazione delle informazioni sulla sostenibilità: La due diligence comprende anche attività di divulgazione della sostenibilità, fornendo informazioni sul rispetto dell’ambiente, dei diritti umani, della governance e sulle attività di gestione e controllo adottate nella catena di fornitura.

È importante considerare i rischi ambientali, sociali e territoriali anche a livello di catena di fornitura in termini di risk management. Pertanto, la valutazione dei fornitori, il monitoraggio e il controllo delle loro attività diventano cruciali. Questo implica una revisione delle operazioni e delle modalità organizzative lungo l’intera catena di approvvigionamento.

TÜV Rheinland è impegnata ad assistere le aziende nel percorso di sostenibilità attraverso processi di valutazione e audit ESG, due diligence, verifica dei dati, gestione delle prestazioni e definizione di un piano d’azione per ottimizzare le pratiche sostenibili. Offriamo anche servizi di certificazione ambientale, sociale e di governance per migliorare il punteggio ESG delle aziende.

Attraverso la nostra expertise e l’utilizzo della gap analysis, il nostro team ESG identificherà i punti di miglioramento e collaborerà con voi per mettere in piedi un percorso che permetterà alla vostra organizzazione di diventare più sostenibile. Siamo pronti ad offrire i nostri servizi ESG e a fornirvi il supporto necessario per raggiungere i vostri obiettivi di sostenibilità, migliorare la vostra reputazione aziendale e individuare nuove opportunità di business.

UNITE

Unite, piattaforma di e-procurement con un marketplace B2B integrato e oltre 5,3 milioni di articoli, facilita il reperimento di materiali indiretti e semplificare la relazione fra buyer e fornitori. Con oltre 20 anni di servizi B2B alle spalle, offre un’esperienza di acquisto personalizzata fruibile sia dalle PMI che da aziende di grandi dimensioni. È possibile accedere alla piattaforma sia via web che in punch-out, con l’integrazione agli ERP e ai sistemi di procurement più utilizzati.

Dal 2022 Unite ha ottenuto il Fair Tax Mark internazionale per la condotta fiscale responsabile e trasparente e da luglio 2024 è certificata come Gold nel rating di EcoVadis.

I 5 step per ridurre i costi di processo

Le procedure di procurement, dalla richiesta di acquisto alla gestione dei pagamenti, possono risultare complesse e dispendiose. Tuttavia, adottando soluzioni adeguate, è possibile semplificare i processi e ridurre significativamente i costi. Ecco cinque suggerimenti per ottimizzare il ciclo P2P (Procure to Pay) e come le soluzioni di Unite, possono supportare il tuo business.

  1. Digitalizzazione dei processi

Una soluzione di e-procurement semplifica e digitalizza gli acquisti aziendali. Integrata con i sistemi ERP esistenti, consente di ridurre il numero di ordini manuali, velocizzare la ricerca e semplificare le procedure amministrative.

La nostra soluzione:
Unite è disponibile via browser ed è anche compatibile con oltre 40 sistemi ERP integrandosi tramite interfaccia OCI o cXML. Attraverso un’unica piattaforma, le aziende possono gestire tutto il ciclo P2P, convertendo facilmente le richieste in ordini e semplificando la contabilità.

Inoltre, funzionalità come personalizzare della visualizzazione dei prodotti, assegnare diversi ruoli e autorizzazioni agli utenti, e la ricerca multi catalogo rendono il processo ancora più efficace.

  1. Analisi dei dati

Per ottenere un risparmio sui costi, è essenziale una chiara visione dei processi. Spesso, i costi di gestione per fornitore possono superare l’importo dell’ordine stesso.

La nostra soluzione:
Il nostro calcolatore dei costi di processo aiuta a raccogliere dati e identificare opportunità di risparmio. Con l’adozione di processi di acquisto digitalizzati, le aziende possono infatti ridurre i costi fino al 60%. Inoltre, Unite mette a disposizione report avanzati per una chiara analisi della spesa e delle emissioni di CO2.

  1. Pagamento a un solo creditore

La gestione di fornitori multipli genera costi elevati in termini di registrazione anagrafiche e pagamento. Optare per un sistema che permette di inviare pagamenti a un unico creditore, indipendentemente dal numero di fornitori, aiuta a ottimizzare le risorse.

La nostra soluzione:
Unite offre il modello Single Creditor, che permette ai buyer di gestire tutti i pagamenti attraverso un unico creditore, riducendo gli sforzi e i costi amministrativi. Inoltre, è possibile invitare i propri fornitori sulla piattaforma mantenendo i cataloghi e i prezzi di vendita personalizzati.

  1. Standardizzazione dei processi

Man mano che le imprese crescono diventa essenziale seguire processi standardizzati per gestire gli acquisti in maniera efficiente.

La nostra soluzione:
Unite facilita la creazione e gestione di un ciclo P2P standard, grazie a funzionalità avanzate come i processi di approvazione e la gestione delle viste per limitare l’accesso a specifici articoli. Aziende come LGI, leader nel settore logistico, hanno già ottimizzato i loro processi di spesa grazie alle nostre soluzioni.

  1. Controllo della spesa maverick

Il maverick buying, ossia l’acquisto non strategico di articoli di basso valore, può causare errori di contabilità e aumentare gli sforzi amministrativi, ostacolando al contempo la possibilità di ottenere condizioni vantaggiose dai fornitori.

La nostra soluzione:
Unite offre strumenti per contrastare il maverick buying, consentendo agli utenti di controllare gli acquisti e mantenere flessibilità nella scelta dei fornitori. Grazie alla gestione delle viste, i CPO possono indirizzare gli acquisti verso fornitori specifici con le migliori condizioni di vendita.

Per sapere di più su come possiamo supportare il tuo business contattaci e per i soci ADACI il collegamento della piattaforma in punch-out è offerto gratuitamente.

SCAO INFORMATICA

Con un team composto da 40 professionisti tra consulenti e programmatori, SCAO Informatica è una società di Ingegneria Industriale bresciana, specializzata nella consulenza gestionale, sviluppo Smart Factory e Industry 4.0 e 5.0.

Da oltre 40 anni, siamo specializzati nello sviluppo di progetti per il miglioramento delle prestazioni aziendali mediante l’implementazione di software specifici. Siamo in grado di comprendere le esigenze, mappare i processi produttivi e proporre progetti e percorsi di trasformazione digitale personalizzati per una fabbrica ad alte prestazioni, che includono: 

  • Gestione dei controlli qualità sul campo (QMS)
  • MES Industria 4.0 e 5.0
  • Pianificazione e ottimizzazione produzione
  • Gestione e invio ricette ai PLC
  • Warehouse Management System (WMS)
  • Business Intelligence (BI).

Webinar: Perché non sei soddisfatto del tuo MES? I segreti per sfruttarlo al massimo e sbloccare il potenziale digitale della fabbrica con l’IIOT.

Hai un MES ma non ti soddisfa? Non ce l’hai e non sai dove reperire informazioni fondamentali sulla produzione?
Non lasciare che la tua fabbrica sia un incubo👻☠️

Nell’era della digitalizzazione, mantenere un vantaggio competitivo è essenziale per qualsiasi azienda, sia in un contesto nazionale che internazionale; Industria 4.0 ha trasformato e sta trasformando il panorama industriale per come lo conosciamo.

Le opportunità offerte da Industria 4.0 e dall’interconnessione degli impianti produttivi, oggi, sono ancora più potenti. Far dialogare tra loro macchinari, sistemi informativi e persone, non solo all’interno della fabbrica ma anche lungo l’intera catena del valore, è fondamentale per mantenere la competitività. Tuttavia, la diversità del parco macchine presente in ogni azienda produttiva può rendere questo processo complesso.

Cosa accadrebbe se tutte le tue macchine parlassero la “stessa lingua”? E se potessero comunicare direttamente con un sistema MES integrato con l’ERP aziendale, fornendo dati in tempo reale e attivando funzionalità di gestione, monitoraggio e controllo degli impianti?

Scao Informatica organizza un webinar gratuito per rispondere a queste e tante altre domande, e per comprendere come ottimizzare i processi produttivi attraverso l’implementazione di un sistema MES.

📆 Mercoledì 30 ottobre, ore 10

Iscriviti e riserva il tuo posto: https://events.teams.microsoft.com/event/c38e2e03-0710-47ae-8991-039953f959a5@2bc94568-03ca-42d6-8476-1d55bfd6bb94

Argomenti trattati:

  • Funzionalità e applicazioni del MES, cuore pulsante della Smart Factory
  • Opportunità offerte da Industria 4.0, IIOT e dall’interconnessione dei macchinari
  • Integrazione tra un ERP e un MES per la gestione della produzione fluida e senza intoppi

Relatori:

  • Nicola Mondinelli, General Manager – SCAO Informatica
  • Lorenzo Pilotti, Industrial Project Manager – SCAO Informatica

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