Materie prime – semilavorati e fonderie, cosa ci aspetta
Secondo dati Assofond, le fonderie in Italia sono 1.038 con 29.000 addetti ed un fatturato totale di Euro 6,5 miliardi.
Roberto Ariotti (Presidente Assofond) ha recentemente dichiarato che:
Il primo trimestre del 2021 ha fatto segnare un buon trend di crescita al punto che prevediamo di poter recuperare entro l’anno quanto perso nel 2020, ma dobbiamo fare ancora una volta i conti con i costi sempre elevatissimi delle materie prime e con la scarsità di reperimento, fattori questi che rischiano di impattare negativamente sulla redditività e di rallentare la ripresa iniziata negli scorsi mesi.
Prezzi in notevole rialzo rispetto ai minimi del 2020 e shortage materie prime che impattano pesantemente da mesi direttamente o indirettamente su tutte le attività produttive.
Non entriamo nel merito di quanto già noto ma riflettiamo su cosa ci potrebbe aspettare e come minimizzarne gli impatti.
Se sull’incidenza prezzi materie prime poco è possibile fare, ci sono altri fattori del total cost of purchasing fonderie sui quali poter intervenire:
- Business continuity risk
- Management
- Transformation value
Sono fattori interdipendenti con impatto sul t.c.p. a partire dal management (struttura organizzativa poco managerializzata) che si riflette sulla business continuity risk (potere decisionale e delegato accentrato) al transformation value (industrial cost vs. life time value).
Sono gap che non riguardano tutto l’ecosistema fonderie che vede la presenza di eccellenze internazionali.
Spetta a chi si occupa degli acquisti spingere i propri fornitori ( fonderie) ad iniziare un percorso di cambiamento, per “mettere in sicurezza” la propria catena di fornitura ed avere vantaggi nel contenimento t.c.p.
Il mero flusso ordine – produzione – consegna e fatturazione è limitante nel trasferimento di valore.
Per approfondimenti e suggerimenti a Vs. disposizione il ns. Dr. Alberto Claudio Tremolada (alberto.tremolada@adaci.it), esperto ultratrentennale del settore fonderie.